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IN CANOA SUL FIUME COGHINAS
di Paolo Fanchini
Siamo nel nord della Sardegna, in provincia di Sassari, e proponiamo il resoconto di una pagaiata veramente insolita e spettacolare
Fiume Coghinas: discesa del tratto Terme – Foce (percorso di circa 16 km; tempo impiegato: 4h circa)
Le terme
Dopo alcuni giorni di maltempo, con temporali e nubifragi che hanno messo a dura prova le nostre tende e soprattutto, il loro contenuto, finalmente possiamo fare la conoscenza con il fiume Coghinas.
A questo proposito chiediamo informazioni a Vittorio Marras, esperto kayaker e gestore di una funzionale scuola situata presso il Camping La Foce, nel punto di confluenza del fiume con il mare e con lui prendiamo accordi per trasportare i kayak al punto di imbarco del percorso stabilito: le Terme, luogo non solo suggestivo dal punto di vista ambientale, ma di grande interesse per le caratteristiche dell' acqua che in questo punto si miscela a sorgenti di origine vulcanica che sgorgano a temperatura di oltre 70° C (provare per credere!). Di fatto esiste una costruzione termale, da anni purtroppo in disuso, dove la gente viene per curare con "fanghi" fai da te varie malattie dolorose. Per farla breve, bisogna fare attenzione a dove mettere in acqua i kayak, per non correre il rischio di vere e proprie ustioni ai piedi. Ci facciamo guidare dai pesci che, evidentemente sanno dove… mettere "le pinne" per evitare di finire lessati.
Tra alghe e canneti
Si parte: il paesaggio del fiume è affascinante e già nel tratto iniziale troviamo una delle caratteristiche: la fitta presenza di alghe che nei tratti più ampi formano vere e proprie distese, una sorta di prato verde sul quale il kayak scivola ma nel quale le pagaie, se affondate troppo o con scarsa delicatezza, ne escone cariche di lunghi fili verdi. Proseguiamo quindi in punta di…pagaia ma accompagnati da alcuni esemplari di martin pescatore che, velocissimi, compaiono e scompaiono alla nostra vista. Dopo una prima curva, a poche decine di metri dalla partenza, il letto del fiume si restringe e troviamo il percorso da un lato sbarrato per gran parte da un albero caduto, mentre dall'altro la vegetazione rende difficoltoso il passaggio; alla fine, spingendo e tirando, riusciamo ad aprirci un varco tra i rami e proseguiamo.
Il fiume assume le caratteristiche di un piccolo torrente, profondo poche decine di centimetri e largo poco più del kayak, con acqua pulita e una piacevole corrente che per un breve tragitto spinge le nostre imbarcazioni attraverso una vera e
propria giungla di canne che ci frustano le braccia e il viso. A causa del ristretto spazio in cui possiamo pagaiare, in questo tratto, così come per altri in seguito, l'unica cosa che possiamo fare è seguire la corrente che comunque dopo poche decine di metri ci "deposita" in un tratto ampio, dove la corrente è pressoché assente e, pertanto i prati di alghe si fanno particolarmente rigogliosi.
Rimaniamo colpiti di volta in volta da queste distese di colore verde brillante che conferiscono al paesaggio circostante un fascino particolare e che una volta superate si ricompongono subito dietro ai nostri kayak senza lasciare traccia alcuna del nostro passaggio.
Ora proseguiamo nel silenzio più completo, rotto solo dal verso di numerose specie di uccelli che ci accompagnano.
A cominciare dall'aquila che finalmente, consumata attrice, dopo essere apparsa alta al nostro orizzonte, pigramente inizia a roteare in ampie volute proprio sopra di noi, via via scendendo di quota, pur restando immobile, regale, maestosa, come se, per pochi secondi, ci avesse voluto scrutare. Oppure quel pulcino di gallinella acquatica, sorpreso all'uscita da un'ansa a gomito: impossibile per lui tentare di mimetizzarsi con quella cresta rosso vivace; unica sua speranza la perfetta immobilità mentre la madre lancia ripetutamente il suo verso nel tentativo di distrarre noi, potenziali pericoli.
Ma il titolo di showman (anzi di showbird) spetta senza dubbio all' airone cinerino. Timido al punto da non lasciarsi quasi mai avvicinare troppo per farsi fotografare, buffo e sgraziato nei momenti di planata e di atterraggio ( oltre che nello slalom fra due cavi dell'alta tensione avvistati all'ultimo momento) eppure così maestoso durante il volo. Sono stati la presenza più costante, non solo di esemplari adulti , ma anche di giovani che, forse spaventati dalla nostra presenza, in tutta fretta e con un gran muover di rami lasciavano il proprio rifugio, comparendo all'improvviso a pochi metri da noi.
Di corsa verso il mare
Dopo circa due ore, piacevolmente trascorse immersi in un ambiente che non finisce di sorprenderci, giungiamo ai resti di un ponte romano, che indica all'incirca la metà del percorso. Da qui il fiume si fa più "pagaiabile" e il manto verde di alghe lascia più decisamente spazio all'acqua corrente, al di sotto della quale si intravedono frequenti guizzi di pesci (muggini, carpe, trote), di cui il fiume è particolarmente ricco.
Per un buon tratto ci fa compagnia un piccolo airone bianco intento a pescare che si lascia di buon grado avvicinare e che, comunque, si sposta solo quel tanto che basta per riprendere il suo "hobby" preferito qualche decina di metri più avanti.
In lontananza iniziamo a sentire rumori di auto che transitano ed infatti, poco dopo transitiamo sotto il ponte stradale presso il quale si trova il punto d'imbarco per l'ultimo tratto di fiume.
Qua e là cominciano a spuntare i primi pescatori che salutiamo cordialmente ovviamente ricambiati, anche se possiamo immaginare dove sarebbero tentati di mandarci ! Le curve continuano in un fiume che ormai è tale a tutti gli effetti e continuano anche le sorprese.
Infatti lungo un tratto particolarmente tranquillo e con sponde pianeggianti si lasciano tranquillamente fotografare nella loro maestosa paciosità alcuni maiali selvatici, probabilmente una famiglia (ma i maiali mettono su famiglia?) visto che assieme a due esemplari adulti, di cui uno spiccatamente di sesso maschile, compare in bella mostra un piccolo intento a grufolare.
Proseguiamo, affiancati da sponde a tratti scoscese e a tratti pianeggianti, oltre le quali gli ampi spazi aperti ci fanno percepire l'avvicinarsi della nostra meta.
La vegetazione ora è per lo più costituita da canne palustri entro le quali si fanno ancora intravedere le piccole gallinelle d'acqua.
I gabbiani, sempre più numerosi, ci fanno capire che siamo prossimi all'arrivo ed in lontananza riconosciamo a sinistra le strutture del camping "La Foce" ed i kayak ben allineati da Vittorio sui rispettivi supporti; a destra, qualche centinaio di metri più avanti, le dune di sabbia bianca che ci separano dal mare.
Un ultima emozione di colori, il contrasto del colore delle dune, bianchissime, con un cielo blu cobalto, mentre all'incontro fra fiume e mare le acque mescolano fra di loro le tonalità ocra del primo a quelle smeraldine del secondo e all'odore caratteristico d'acqua dolce si miscela, portato dalla brezza pomeridiana, quello salmastro dell'acqua marina.
Informazioni per i canoisti
Per raggiungere il fiume Coghinas è possibile:
partire da Porto Torres e percorrere per 50 km la strada provinciale Castelsardo-